parte 1

“I DSA fanno fatica con l’inglese”

Odio questa frase, ho conosciuto molti ragazzi che, tralasciando gli errori di spelling (che commettevano anche in italiano), non avevano problemi con questa lingua. Sicuramente è una lingua opaca e quindi teoricamente più complessa per chi è dislessico e, sicuramente, la maggior parte dei DSA fa fatica, ma non facciamo sempre di tutta l’erba un fascio!

Comunque questa è la storia del mio rapporto con l’inglese e di come la dislessia sia stato l’ultimo dei miei problemi, di come qualche leggera difficoltà sia stata trasformata da insegnanti e genitori in un vero e proprio incubo per ben 27 anni.

Partiamo da quando ero piccolissima, mia madre era ossessionata che imparassi l’inglese, mi mandò alla scuola pomeridiana di lingua a 4 anni. Era un incubo, quella lingua mi sembrava tagliente mi feriva le orecchie, mi sembrava che tutte le bimbe riuscissero a capire meglio di me, l’insegnante di inglese parlava solo in lingua, e inglese britannico non americano, con “s” che parevano lame.

Ci facevano imparare l’inglese attraverso giochi, di cui non capivo le regole perché li spiegavano in inglese! Attraverso canzoncine che non riuscivo a cantare!

Ricordate sempre che non è tanto il metodo che usate per insegnare qualche cosa, anzi quasi mai è il metodo, giochi, lavori di gruppo, lavagna multimediale o le lezioni frontali ecc… ma è come fate sentire il bambino mentre insegnate, è la relazione che viene instaurata con lui! Potete avere il metodo più all’avanguardia del mondo, le tecniche pedagogiche più rivoluzionarie, ma se il bambino si sente umiliato quando voi insegnate, se si sente incapace, avete già fallito.

giocavamo a memory in inglese a scuola, io ero fortissima nel memory, mi ricordo che ero contentissima di farlo la prima volta, ma c’era una regola, non potevi tirare su la coppia se non dicevi il nome dell’immagine in inglese, io trovavo tutte le coppie! ma non potevo mai tirarle su, perchè non sapevo come si dicevano, dovevo ricoprirle e la bambina dopo di me, madre lingua inglese, aveva la vita facile e vinceva sempre”

Gli anni passavano e la situazione non migliorava, non capivo neanche una parola di quello che veniva detto, odiavo l’inglese. A casa continuavano a ripetermi che se non imparavo l’inglese non potevo fare nulla, non potevo viaggiare, lavorare, studiare. L’inglese era l’unica cosa che importava e l’unica in cui fallivo.

Arrivai alle superiori, ero brava in tutte le materie, avevo otto e nove ovunque, ma 4 in inglese, ogni volta che qualcuno mi parlava in o di quella lingua cominciavo a piangere! Era un argomento proibito, come anche viaggiare, o sentire film in lingua originale.

Gli anni passarono e la situazione peggiora sempre di più, se qualcuno provava ad aiutarmi diventavo aggressiva e oppositiva.

per la tesi della laurea magistrale dovevo entrare in una classe elementare e osservare un insegnante all’opera, arriva l’ora di inglese e il maestro mette su il disco con l’esercizio, quella orribile voce che dice exercise number 1, mi sale la nausea, vorrei coprirmi le orecchie per non sentire, ma sono adulta, sono una laureanda magistrale non posso farlo, lo fa però un bambino, uno di quelli turbolenti delle prime file, si copre le orecchie e urla che le parole gli fanno male, e ha ragione quelle registrazioni sono lame anche per le mie di orecchie, il maestro lo sgrida, gli ordina di ascoltare, gli da una nota e lo manda fuori dalla classe…”

Il maestro era bravissimo, ve lo posso garantire, ma se non ci sei passato fatichi a capire cosa vuol dire.

Finii l’università, praticamente tutte le mie amiche si laurearono in lingue straniere e mi chiesero di andarle a trovarle nei vari posti in cui vivevano, ma ovviamente rifiutai tutte le volte, inventavo scuse, l’inglese era un argomento tabù per chiunque mi stesse vicino.

All’età di 27 anni arrivò la svolta, decisi di iscrivermi al master di primo livello in Applied Behavior Analysis (ABA), avevo già fatto dei corsi, conoscevo già molte tecniche, ma molti materiali del master erano in inglese e questo mi frenava.

Decisi di imparare questa lingua e di attuare tutte le strategie comportamentali che conoscevo, chiamai una insegnante privata e cominciai la mia battaglia personale con questa lingua.

Vi invito a una riflessione, i miei genitori non sono mai stati ossessionati dai voti, dai compiti o da altro che riguardasse la scuola. Quando non imparavo le tabelline mia madre mi disse che era colpa del fatto che ero intelligente, solo i bambini con il cervello da pappagallo le imparano, io ero troppo superiore per usare così il mio cervello. L’unica cosa sulla quale mi martellavano e mi stressavano era l’inglese, ed è l’unica materia che odiavo, in cui andavo male e che mi faceva venire il mal di pancia.

Se siete interessati a sapere quale strategie ho utilizzato per superare il mio problema con l’inglese scrivetelo nei commenti e farò un articolo dedicato solo a questo!

un abbraccio

Sara

2 risposte

  1. Avatar Chiara
    Chiara

    Buongiorno, mi interessa molto conoscere le strategie che hai utilizzato. Ho un figlio DSA che non ha problemi ad imparare il francese, mentre l’inglese lo detesta.
    Grazie

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    1. Avatar sareducaba
      sareducaba

      Ciao Chiara. Grazie per il commento. Sarò felice di scrivere tutte le strategie. Farò uscire l’articolo la settimana prossima.

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