PDP: COSA DOVETE ASSOLUTAMENTE SAPERE
Non starò qui a dilungarmi nello spiegare la legge 170, o le norme che regolano il PDP, queste informazioni si possono trovare tranquillamente su ogni sito che tratta l’argomento DSA. Vorrei, al contrario, elencare brevemente quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un buon piano didattico.
Nello specifico, vorrei elencare gli strumenti Compensativi e dispensativi che devono assolutamente esserci:
NESSUNO
Questo forse farà storcere il naso alla quasi totalità delle persone che si occupano di dislessia. Non esistono compensativi o dispensativi che devono assolutamente essere messi in un PDP, ne esistono di raccomandati e dopo vi farò qualche esempio, ma ogni dislessico è in primis un ragazzo/a, con le proprie peculiarità e caratteristiche, e ogni dislessico ha difficoltà specifiche. Pensare che possa esistere qualche cosa che sia applicabile a tutti indistintamente va contro alla PERSONALIZZAZIONE del piano educativo, altrimenti lo avremmo chiamato piano didattico standardizzato!
Quando una famiglia mi chiede di dare suggerimenti riguardo al PDP io mi riservo di conoscere prima il ragazzo o la ragazza, vedere come ragiona, quali sono le sue difficoltà. Non tutti i dislessici si trovano meglio con il computer, non tutti necessitano di una sintesi vocale o di software astrusi, non tutti hanno bisogno della dispensa dalla lettura ad alta voce, non tutti hanno bisogno delle verifiche programmate (comunicate dal docente), non tutti hanno bisogno di obiettivi minimi e libri semplificati.
A guidare il PDP, più che le difficoltà riguardanti la dislessia, sono altri fattori: il clima della classe, la competenza del docente, l’autostima del ragazzo, l’autocompensazione che ha raggiunto e le strategie che ha trovato.
Ora riporterò qualche breve esempio!
Dispensa dalla lettura ad alta voce: nel caso che leggere ad alta voce crei grossi problemi di ansia nel ragazzo/a è giusto dispensarlo. Al contrario, se abbiamo una classe che non ride degli errori, e non c’è imbarazzo nel leggere di fronte a tutti, perché impedirglielo! Perché dispensarlo da qualche cosa che non gli crea il minimo problema? Soprattutto alle scuole elementari possiamo consigliare al bambino di prepararsi a casa su un testo anche breve, in modo che possa leggerlo in classe senza intoppi. Avete idea di che meravigliosa botta di autostima possa essere?
Più tempo o meno esercizi durante una verifica: se il ragazzo si rende conto che non riesce a finire le verifiche in tempo è giusto chiedere questa riduzione, e in questi casi consiglio sempre di quantificare la riduzione (es. meno il 30%), perché se non si quantifica non ci sono dati oggettivi su cui basare questa riduzione. Al contrario se le verifiche non risultano particolarmente problematiche, ogni docente ha la sua personale taratura, perché ridurle?
Maggiore attenzione al contenuto che non alla forma: evitare di abbassare il voto per alcuni errori grammaticali è un ottimo punto da inserire nei PDP, ad eccezion fatta se il ragazzo utilizza il computer per scrivere, in quel caso c’è già il correttore automatico. C’è però da chiarire che non valutare non vuol dire non correggere, in particolare la sintassi! Se continuiamo a dispensare i ragazzi dislessici dallo scrivere in un italiano sintatticamente corretto come possiamo sperare che migliorino!
Compensazione orale di scritti insufficienti: uno dei punti, a mio parere, più controversi. È ottimo se il ragazzo DSA non viene da un precedente disturbo del linguaggio, se non è una persona timida, o con problemi d’autostima che gli impediscono di essere tranquillo durante un orale, se ha buone capacità linguistiche. Se invece è presente anche solo uno di questi fattori, evitate di metterlo nel PDP.
Mappe durante le verifiche scritte e orali: valido per circa il 99% dei ragazzi dislessici è un ottimo punto da inserire nel PDP, tenendo presente che gli schemi vanno presentati una settimana prima al docente, che non devono essere dei giganteschi riassunti che vengono semplicemente letti o ricopiati durante la verifica. Nella mia lunga esperienza ho però incontrato ragazzi per cui avere lo schema sotto era controproducente, persone con ottime competenze linguistiche, ottima memoria e grande passione che senza lo schema riuscivano tranquillamente a fare discorsi e rispondere a domande, mentre con lo schema perdevano più tempo a cercare di ricordare le parole che avrebbero dovuto usare, lo guardavano in modo ossessivo sentendosi ingabbiati, peggiorando nettamente la loro performance. Li posso contare sulle dita di una mano, è vero, ma questi ragazzi erano tartassati da insegnanti e docenti che volevano vederli con schemi e mappe durante le valutazioni, creando ansia e stress decisamente inutili.
Questi sono solo piccoli esempi. Potrei scrivere per ore intere su questo argomento, ma il concetto fondamentale per costruire un ottimo PDP è CHIEDERE AL RAGAZZO DISLESSICO e valutare in base al rendimento e alle difficoltà emerse di cosa ha bisogno. Non sempre i ragazzi sanno però qual è la scelta migliore, a volte sono guidati da motivazioni sbagliate, quali la vergogna o la pigrizia. Come sapere quindi quando imporsi e quando assecondare?
Molto semplice, guardate al risultato!
Se il ragazzo rifiuta di usare gli schemi e il suo rendimento è pessimo, probabilmente ha senso indagare sul perché non vuole uno strumento compensativo che lo potrebbe aiutare: probabilmente ha paura dei compagni, non sa fare gli schemi, gli costano troppa fatica… ma se il ragazzo non utilizza questo strumento e il suo rendimento è buono, forse possiamo fidarci di lui, e ascoltarlo nei suoi reali bisogni!
Se avete domande specifiche su quali sono alcune delle strategia compensative e dispensative che potete inserire in un PDP non esitate a scrivere!
Saluti
Sara

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