Arrivai alle medie credendo di essere una stupida. Cioè avevo la sensazione di essere incredibilmente più sveglia dei miei compagni, ma terribilmente ottusa in tutto ciò che riguardava la scuola.
Le medie, almeno per il primo anno e mezzo non fecero altro che confermare questa mia idea, mi arrangiavo, stando sul sei. Non facevo i compiti; quando andava bene li copiavo, altrimenti scarabocchiavo parole a caso o più semplicemente speravo nel fato e lasciavo tutto in bianco.

La mia insegnante di italiano non si ricordava nemmeno il mio nome dopo quasi due anni che ero nella sua classe:
“C’erano due Sara in classe, un giorno la mia professoressa, la prof. R., grande terrore dai capelli rossi, disse, guardano Sara G : -Sara ti interrogo- la mia compagna prontamente le chiese quale Sara volesse sentire in storia, e con aria schifata la prof rispose – perché ce ne sono altre di Sara in classe?- un’altra in effetti c’era, ed ero io…”
Quel giorno mi sentii proprio una nullità, perché devi proprio essere invisibile per non essere ricordata, ne brava ne combina guai, invisibile, ma le cose stavano per cambiare.
Verso la fine della seconda media la temibile prof R. iniziò a fare tre cose che mi avrebbero cambiato la vita.
- corso di teatro
- farci imparare le poesie a memoria
- chiederci la nostra opinione su testi e attualità.
IL TEATRO
Io ero dannatamente brava a recitare e nessun imbarazzo nel fare ruoli che avrebbero potuto portare a essere presi di mira. Quindi mi offri per fare un signore anziano nei Suppusoti di Ariosto.
I compagni mi presero in giro, si ovvio! ma la prof si accorse di me, mi disse che senza di me la recita sarebbe stata uno schifo.
Non vi dico quanto questo mi rese orgogliosa. Mi sentii per la prima volta brava, capace, apprezzata
E qui apro una parentesi, ero fortunata ad avere un talento innato e zero vergogna, ma non tutti i ragazzi sono così, ma i complimenti possono plasmare la persona! Possiamo ogni tanto cercare di rinforzare questi ragazzi ponendo in luce i loro lati positivi anche se ancora non spiccano, perchè potremmo proprio noi essere il propulsore per spingere a eccellere.
LE POESIE
In molti sono convinti che i ragazzi dislessici facciano fatica a imparare le poesie a memoria, non è detto, io ho sempre avuto una memoria formidabile, imparavo a memoria i testi di lettura a casa, così quando dovevo leggerli in classe non sembravo una “deficiente” che leggeva malissimo. La memoria è come un muscolo si esercita! E lasciatemelo dire, è il più grande strumento compensativo che possiate donare ai vostri figli! Quindi imparare le poesie era un gioco da ragazzi, difficilmente nel mio lavoro ho incontrato un ragazzo a cui non riuscivo a insegnare una poesia a memoria. Non solo le sapevo benissimo, ma le recitavo con patos ed emozione!
E improvvisamente c’erano delle interrogazioni che non mi facevano troppa paura, in cui io prendevo i voti più alti. Questo mi spinse a impegnarmi anche in altre materie, non tutte ovviamente, ma sicuramente quelle che richiedevano di imparare a memoria e ripetere. E molte cose cominciarono a diventare meno faticose. Non mi stancherò mai di ripeterlo non c’è computer o software che può sostituire l’autostima!
SAPERE LA MIA OPINIONE
“in classe leggemmo un racconto, non ricordo quale fosse, ma parlava di un uomo che faceva debiti pur di organizzare una festa sontuosa con porcellane e pietanze costose, la prof chiese alla classe perché quell’uomo fa così, tutte le mani sono alzate, fa parlare prima i più bravi, le risposte dei miei compagni non erano corrette, – perché ama le cose costose- -perché non sa che è sbagliato- ecc… alla fine arrivò a me, che con voce titubante, risposi: -perché apparire per lui è meglio che essere.- La prof rimase di stucco e da quel giorno ogni settimana facemmo dibattiti su grandi temi, la pace nel mondo, gli interventi militari, aiuto ai paesi del terzo mondo ecc… ed io ero sempre la prima a cui veniva chiesta un’opinione”
Io non ero un genio, ne una bambina particolarmente interessata alle cose che accadevano nel mondo, ma aveva la fortuna che mio padre a cena non mi chiedeva come era andata la giornata o se avevo fatto i compiti, ma disquisiva di politica, ponendo in luce tutti i punti di vista.
Io e mio padre facevamo un gioco in macchina, ascoltavamo le canzoni di Fabrizio De Andrè e lui le fermava a ogni strofa per spiegarmele e per ragionarci su. Non mi ha mai ascoltato una interrogazione, non ha mai fatto un compito con me, come anche mia madre, ma ricordatevi sempre che voi non state crescendo bravi studenti, voi state crescendo i cittadini di domani, il vostro compito come genitori è crescere brave persone, dalla mente aperta, persone etiche, accoglienti, non bravi studenti. La scuola rappresenta solo 13 (con l’università 18) anni della vita di vostro figlio, che si spera sia molto più lunga, non focalizzate il valore di una persona solo su quei pochi anni.
Sempre meglio saper leggere in modo stentato ma criticamente una notizia; che leggerla veloce e senza errori, ma senza essere in grado di ragionarci sopra.
Se siete interessati ai metodi con cui potenziare la memoria di vostro figlio scrivetelo nei commenti! Così come per qualsiasi altra domanda!
sempre felice di rispondervi,
un abbraccio
Sara.

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